
arte giapponese
Nel 1893 Frank Lloyd Wright visitò l’Esposizione Universale di Chicago dove il Giappone e l’arte giapponese erano ben rappresentati.
Forse da questa visita maturò la sua passione per l’arte giapponese tanto da diventare un grande intenditore e anfitrione delle stampe giapponesi che fece conoscere e apprezzare negli Stati Uniti.
Soprattutto la grande dottrina della semplificazione,ovvero l’eliminazione di tutto ciò che è insignificante “la rinuncia dell’insignificante”, colpì l’architetto americano che inizio da qui il suo personale percorso di conoscenza dell’arte nipponica.
L’arte giapponese, che Wright definì l’arte del cenno e del riserbo, non conosceva né il chiaroscuro né costruzioni prospettiche e si può dire che questo suo tratto distintivo si conservò per buona parte del 900’. Gli artisti giapponesi continuarono ad attenersi a questo canone modernizzando ed in parte occidentalizzando le loro opere ormai inserite in un contesto artistico più vasto dopo l’apertura del paese nel 1868 e la Restaurazione Meiji. Non venne perduta infatti la tradizione del paravento anche se le trasformazioni socio-politiche in atto contribuirono a cambiare la fisionomia della casa e dell’abitare propria del Giappone.
I paraventi sembravano sempre più quadri e vennero proposti altri sfondi in alternativa alla foglia d’oro. Allo stesso tempo cambiano anche i soggetti che si avvicinavano di più al sentire comune delle classi borghesi e mercantili che anche in Giappone si andavano affermando, l’artista si liberava così dalla preoccupazione della ”commessa nobiliare” e cominciava ad esporre i suoi lavori nelle fiere campionarie che si svilupparono in Giappone già nel 1907 sotto l’egida del Ministero dell’Educazione e patrocinate dalla Accademia Imperiale di Belle Arti.
In seguito anche i bronzisti e quelli che producevano oggetti laccati furono inclusi nelle esposizioni annuali. Quest’ultimi faticarono non poco per farsi riconoscere come artisti e affrancarsi così dalla categoria degli artigiani.
Dunque è molto interessante esplorare il periodo artistico del 900’ e del Modernismo giapponese, momento quasi liberatorio, che gli artisti giapponesi vissero, contaminando la loro arte senza però farsi mai condizionare dall’avvento di quell’innovazione tecnologica e sociale che si andava diffondendo nel paese.